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Il Cimitero Monumentale di Borgo Angeli

Il cimitero di Borgo Angeli - il cui attuale recinto fu progettato dall'architetto Ernesto Pirovano nel 1906- è da considerarsi un vero e proprio "museo all'aperto", ricco di monumenti che appartengono alla memoria storica e culturale dell'intera comunità, della quale testimoniano costumi, gusto e sensibilità.

Il cimitero, come spazio strutturato, delimitato e destinato all'uso esclusivo della sepoltura, è un'invenzione tipologica moderna e relativamente recente, che ha radicalmente rivoluzionato le risposte funzionali date fino alla fine del Settecento al problema della gestione delle sepolture nelle città di antico regime. Tale invenzione tipologica, che ebbe luogo proprio sul cruciale passaggio tra età moderna e contemporanea, avvenne parallelamente a quella scissione tra vita e morte che, a partire dal XVIII secolo, fu uno dei fenomeni sintomatici di una complessa ristrutturazione della società e di una profonda trasformazione delle città. Anche Mantova fu parte integrante di questo processo fino alla lunga vicenda della realizzazione dell'attuale cimitero ridisegnato all'esterno da Pirovano dopo l'esito concorsuale, tra i ripensamenti dell'autore e i ridimensionamenti imposti dalla committenza.

I principali monumenti commemorativi collocati a Borgo Angeli vanno dai più antichi, datati agli anni Ottanta dell'Ottocento, fino alle sepolture degli anni Sessanta del Novecento. Dalle edicole familiari affidate ai principali architetti allora gravitanti attorno a Mantova alle opere scultoree affidate ad artefici di preparazione accademica, entrambe elette a esempio dai contemporanei, e ora poste a stretto confronto con i lavori coevi di artefici minori, fino a restituire il panorama completo di quasi un secolo di attività artistica sul territorio mantovano.
La scultura italiana e lombarda in particolare, in rapporto alle vicende del cimitero mantovano, hanno avuto due ambiti di committenza privilegiati entro i quali si svilupparono nel periodo considerato le tecniche e gli stili: la committenza pubblica, ovvero monumentale legata a temi civili o sacri, e quella funeraria. All'interno di questi due grandi settori si delinearono tra la fine dell'Ottocento e gli anni Quaranta del Novecento gli svolgimenti stilistici e formali ai quali è tuttora legata l'identità riconoscibile delle arti plastiche della regione, 'riassunte' in modo esemplare nelle piazze e nei grandi cimiteri monumentali.

Nella città di Mantova la scultura ottocentesca e del primo Novecento ha lasciato tracce più leggere rispetto ad altri centri urbani della regione; Mantova, splendidamente 'segnata' come altre illustri città d'arte dalla potente realtà urbana e artistica del suo passato e della sua altissima tradizione rinascimentale, vive infatti meno intensamente questa stagione. L'approccio più fruttuoso per avvicinarsi alla plastica mantovana tra Ottocento e Novecento è dunque piuttosto quello corale, che permette di indagare sul diffuso substrato di alto artigianato plastico artistico che, sorretto e alimentato dalla architettura e dalla scultura di solida matrice accademica, giunge all'arte del ferro battuto, attraverso una fitta trama di artigianato costituita dai laboratori e dalle botteghe dei "marmorini", dei decoratori fino a formare il particolare gusto e carattere della forma plastica e architettonica del territorio mantovano, strettamente legata alla crescita edilizia e alla forma architettonica urbana.

E' il cimitero monumentale il luogo d'eccellenza per verificare tali strette connessioni tra architettura, scultura e arti decorative, che a Mantova dialogano felicemente con quanto avveniva nei centri principali della cultura artistica e architettonica del tempo.